Storia di un monologo che voleva diventare un dialogo
L’attuale Costituzione Islandese, redatta pochissimi anni fa (2011) attraverso un’opera di crowdsearching sul web (a seguito della cosidetta “Rivoluzione Silenziosa”, post bolla immobiliare e crisi finanziaria isolana: 2008-2010), recita che “La natura è il fondamento della nostra nazione”, e aggiunge che ognuno ha “il diritto ad un ambiente sano, all’acqua fresca, all’aria pulita e alla natura selvaggia”. Per la prima volta al mondo viene inoltre sancito dovere di “lasciare alle future generazioni un’ecosistema armonioso e vivibile”…
L’attuale Costituzione Islandese, redatta pochissimi anni fa (2011) attraverso un’opera di crowdsearching sul web (a seguito della cosidetta “Rivoluzione Silenziosa”, post bolla immobiliare e crisi finanziaria isolana: 2008-2010), recita che “La natura è il fondamento della nostra nazione”, e aggiunge che ognuno ha “il diritto ad un ambiente sano, all’acqua fresca, all’aria pulita e alla natura selvaggia”. Per la prima volta al mondo viene inoltre sancito dovere di “lasciare alle future generazioni un’ecosistema armonioso e vivibile” .
Viviamo in un’epoca densa di cambiamenti e incredibilmente gravida di possibilità, seppur spesso ancora vestite da problemi. Ce ne rendiamo conto come cittadini e forse, in misura anche maggiore, come operatori Shiatsu, essendo il mondo olistico occidentale, volente o nolente, al centro di uno storico spostamento di paradigma culturale, seppur forse ancora inconsapevole nella sua portata.
La crisi del positivismo e del realismo deterministico, effetto dalle stesse rivoluzioni scientifiche del XX sec., ha portato a delle riflessioni epistemologiche importanti, che se da un lato hanno risvegliato la bella addormentata (la filosofia occidentale) dalle rassicuranti certezze della “misuro-crazia”, dall’altro non sono riuscite a creare in ambito accademico una vera alternativa che fosse altrettanto “applicabile”, operativa e vicina al senso comune. Questa alternativa, invece, è nata un poco alla volta da sola, nel mondo reale.
Stato vibrazionale, risonanza o bio-campo energetico, capacità informazionale della materia, attrazione … Persino entanglement o non-località sono tutti concetti che, elaborati a partire da un’epistemologia quantistica, oggi un operatore olistico medio-qualificato spesso mastica (e, meno spesso, padroneggia) senza problemi, perché in essi riconosce un raccordo, una possibile sintesi non dottrinale tra la visione del mondo “condivisibile” della fisica contemporanea e una serie di consapevolezze di natura più profonda, che sono alla base delle nostre discipline e che attingono proprio dalle intuizioni millenarie delle filosofie orientali. Ecco allora che l’antichissimo diviene, in tempo reale, “tecnologia” olistica , per essere restituito alla quotidianità di operatori e Ukè (lett. “riceventi”) sotto forma di una visione del mondo altamente applicabile, attuale ed (eco-) sostenibile come non mai. Si direbbe proprio che alcune idee siano divenute oggi – un po’ come il tachione – talmente veloci da viaggiare liberamente avanti o indietro nel tempo.
Allo stesso tempo, come spesso avviene nei momenti e negli ambiti di fermento culturale, vediamo avvicendarsi anche una serie di idee più bizzarre che, se pur talvolta affascinanti, disperdono una sorprendente forza propositiva in mille direzioni diverse, prestando il fianco alle facili critiche degli ambienti culturali conservatori e delle lobby accademiche o professionali. Insomma, riteniamo che l’approccio olistico si stia avvicinando sempre di più ad una sua fase di maturità intellettuale, e sia dunque giunto il momento dare ad esso un fondamento epistemologico nuovo, che non sia l’ennesimo tentativo di “giustificare” scientificamente ciò che non nasce come scientifico, magari misurando ciò che non si propone come quantitativo, ma nemmeno di “fuggire” nello più sbrigliato spiritualismo new-age e smettere così di interrogarci su ciò che questo voglia dire per noi qui ed ora, riproponendo così in chiave moderna la dolorosa scissione morale, tutta nostrana, tra materia e idea, carne e spirito. E ancora: se non avessimo assistito all’avvento della fisica quantistica, avremmo considerato le intuizioni di taoismo e buddhismo come prive di valore?…. mmhmh…
Quella della filosofia Occidentale è insomma la storia di un lunghissimo monologo che oggi, per la prima volta, è chiamato a diventare un dialogo. Ce la farà?